Monforte San
Giorgio e Rometta: firmato il patto d'amicizia e
di collaborazione per i Beni Culturali.
I
protocolli d'Intesa dopo la firma dei due primi cittadini:
Roberto Abbadessa, Sindaco di Rometta e
Giuseppe Cannistrà, Sindaco di Monforte San Giorgio.
Giovedì 12 dicembre 2013, nella Sala delle adunanze del
Consiglio Comunale di Monforte San Giorgio è stato firmato il
protocollo d’intesa tra i Comuni di Rometta e di Monforte per la
creazione di una rete condivisa per promuovere e valorizzare i beni
culturali presenti nei due antichissimi centri abitati. Tra il folto
pubblico presente per l’occasione, molti i rappresentanti
dell’associazionismo culturale e sociale oltre alla presenza di
amministratori pubblici di entrambi i
Comuni (per Rometta erano presenti il Vice Sindaco Alberto Magazù,
l'Assessore Antonio Borghetti e il consigliere Giuseppe Patti)
anche di altri Comuni, quali i primi cittadini di Venetico, Roccavaldina e Villafranca Tirrena. Senza dubbio, questo è un giorno
particolare. Qui in quest’aula dove abitualmente si discutono le
questioni attinenti le varie problematiche della Comunità Monfortese,
da oggi, 12 dicembre, due amministrazioni comunali, quella di
Monforte e di Rometta hanno iniziato a parlare delle stesse
strategie di crescita: valorizzare e promuovere il proprio
patrimonio storico-culturale-artistico- naturalistico che entrambe
posseggono. Nel territorio di Rometta e di Monforte sono copiosi i
segni e le testimonianze di un passato glorioso e ricco di eventi,
conosciuti da una più o meno larga cerchia di studiosi di storia
patria e di persone sensibili ai valori artistici e storici. Infatti
sono diverse le opere pubblicate: qui ricordo, per quanto riguarda
Monforte, gli studi preziosi e precisi di Guglielmo Scoglio e di
Giuseppe Ardizzone, e quelli di Teresa Pugliatti e di Giacomo
Scibona per quanto riguarda Rometta. Tra l’altro, l’archeologo
Scibona ha svolto, negli anni passati, attività d’indagine sia a
Rometta che a Monforte.
La sala consiliare di Monforte S.Giorgio durante
la cerimonia per la firma del patto.
Non dobbiamo, però, sottacere anche l’attività dei numerosi
volontari del Gruppo libero e aperto di Ricerche del Valdemone, di
cui mi onoro di farne parte che, sotto il coordinamento dell’arch.
Filippo Imbesi, ha e sta tutt’ora riscoprendo molte di queste
testimonianze con l’obiettivo di farle conoscere non solo ad un più
vasto pubblico ma anche e soprattutto a chi ci vive. I beni
culturali devono uscire fuori dalle pompose e vuote parole
sbandierate nelle riunioni politiche o di salotto, i beni culturali
devono uscire fuori dalle pagine dei pur necessari ed utili libri di
storia, devono essere toccati, visti, lì dove sono, nel luogo dove
sorgono affinchè non rimangono relegati nel chiuso di deserte
biblioteche o di polverosi archivi, ma vanno vissuti e conosciuti
per essere tutelati, conservati e valorizzati. E i partecipanti alle
Ricerche del Valdemone non fanno altro che, in fondo, rivitalizzare
le radici della nostra memoria.
I discorsi di rito (da sinistra: Filippo Imbesi,
Ricerche nel Valdemone, Alberto Magazù, Vicesindaco di Rometta,
Roberto Abbabdessa, Sindaco di Rometta, Santino
Insana, Funzionario comunale di Monforte S.Giorgio,
Antonino Vianni, Presidente del Consiglio Comunale
di Monforte, Giuseppe Cannistrà,
Sindaco di Monforte e Rosangela David, Assessore
alla Cultura di Monforte.
Oggi con la firma dell’atto di amicizia e di collaborazione, i due
Sindaci hanno messo a disposizione un nuovo ed ulteriore strumento
di crescita per le due Comunità. Uno strumento che si affianca ad
altre iniziative che già si svolgono, basti pensare per Monforte
alle manifestazioni medievali, come la caratteristica Katabba e il
corteo storico, come alla rappresentazione vivente del Presepe, a
tante altre manifestazioni, per Rometta penso al tradizionale Corteo
Storico, o alle giornate della Cultura, o alla Via dei Sapori, o
all’officina creativa del Carcere e a tante altre.
Quindi, ripeto una nuova iniziativa, questa dell’accordo testè
firmato, che vuole essere uno strumento partecipativo, un
contenitore che va riempito con la partecipazione non solo
dell’iniziativa degli amministratori dei due Comuni, ma, e
soprattutto, con la partecipazione attiva dei cittadini, delle
singole associazioni culturali locali, degli enti locali e non, dei
singoli studiosi o cultori, cioè da tutti quei cittadini, singoli o
aggregati che amano la propria terra, dove sono nati, dove vivono e
dove operano attivamente.
Pertanto, la divulgazione e la conoscenza del valore dei beni
Culturali posseduti può permettere il loro inserimento in un
circuito di fruizione culturale (compresa la formazione scolastica)
e turistica
E una delle finalità, senz’altro quella principale, sta nel creare
delle condizioni e pretesti per attività e studi mirati ad
arricchire gli strumenti di conoscenza e di fruibilità del
patrimonio, quali ricerche individuali degli studiosi, tesi di
laurea, incontri e scambi culturali con altre realtà; e che, oltre a
rinforzare le attività economiche esistenti, possano stimolare nuove
opportunità di crescita per Rometta e Monforte san Giorgio.
Monforte
San Giorgio e Rometta: radici storiche
a cura di Guglielmo Scoglio e Piero Gazzara.
Monforte San Giorgio e Rometta, due
centri geograficamente vicini ma percepiti oggi, a differenza del
passato, come distanti a causa della moderna rete stradale, hanno
molte affinità. Il loro territorio presenta caratteristiche
geologiche simili, una zona montana ancora incontaminata, molto
avvincente, con strade antiche, case rurali, capolavori di
architettura che rimandano a epoche di florida agricoltura e
pastorizia floride, fauna e flora particolarmente interessanti.
Molti sono gli elementi storici che li accomunano: l’archeologia ci
dice che il territorio in cui essi insistono era popolato in epoche
preistoriche come pure nell’età classica greco-romana, ma abitati
stabili per entrambi sono documentabili solo a partire dall’epoca
bizantina.
Certamente in tale periodo storico i
due centri furono interessati da una ristrutturazione delle opere
militari da parte degli strateghi dell’impero romano d’oriente che
sfruttarono la particolare posizione naturale: con un fortilizio in
cima al Monte Marra di Monforte e con un più ampio sistema
fortificato sulla collina di Rometta (Erimata). Gli echi di
quest’epoca si possono ancora oggi intravedere negli ampi siti
rupestri di Monforte e di Rometta, dove in quest’ultima si erge la
chiesa di Santa Maria dei Cerei, monumento pregevole di architettura
bizantina tuttora perfettamente conservato e fruibile.
Non a torto i due centri rappresentarono gli ultimi focolai di
resistenza contro la conquista musulmana della Sicilia. E Rometta,
quando i cittadini di Messina vi si trasferirono dopo la caduta
della loro città nell’843, come dice l’Amari, divenne l' Acropoli
dell’antica Patria, dimostrò tutto il suo eroismo resistendo agli
attacchi delle poderose schiere musulmane per oltre cento anni
ancora: cadde infatti solo il 5 maggio del 965, dopo un durissimo
assedio durato due anni, rimanendo ancora oggi simbolo dell’eroismo
dei siciliani nella difesa della loro identità.
Rometta non fu sola ma fu
sostenuta da alcuni altri castelli tra cui Dmns, un castello che
verosimilmente sorgeva dove oggi c’è Monforte, centro che assumerà
tale nome con l’avvento dei Normanni. Anche del periodo
dell’occupazione musulmana abbiamo testimonianze sia a Rometta che a
Monforte dove troviamo strutture viarie irregolari di tipo arabo, la
presenza di passaggi coperti da volte a botte (dammus) e diversi
toponimi che individuano alcune contrade. Ma l’elemento che unifica
la loro cultura è la grecità creatasi durante il periodo normanno
quando i due paesi furono ripopolati da genti di lingua greca e
videro la presenza di monaci basiliani e di un clero greco.
La grecità, testimoniata da numerosi documenti notarili dei secoli
XII e XIII, fu soppiantata nel corso del XIV secolo dalla
latinizzazione ma permane ancora oggi forte nei toponimi presenti
nei due territori, in molti cognomi e in parecchie parole di uso
comune.
Occorre poi fortemente sottolineare
l’importanza delle fortezze di Rometta e di Monforte a difesa della
Piana di Milazzo e a controllo di un tratto molto importante della
strada che da Messina portava a Palermo. Queste due fortezze furono
inserite dall’imperatore Federico II tra i castra exempta, cioè
poste direttamente alle sue dipendenze ed ebbero un ruolo primario
nella difesa del territorio negli episodi bellici che si
susseguirono fino agli anni della rivolta antispagnola di Messina
(1674-1678).
Anche se le due città hanno avuto percorsi
diversi a causa del loro diverso status (Rometta infatti era città
demaniale, mentre Monforte era città baronale) i rapporti
economico-commerciali e le relazioni di tipo religioso e culturale
tra loro sono stati sempre molto intensi. Da non sottacere gli
aspetti artistico-religiosi che lungo i secoli hanno unito i due
centri abitati, quali quella di possedere due magnifiche chiese con
all’interno due preziosi cori lignei, interamente lavorati ad
intaglio ed intarsio, reputati nella lavorazione e nell’iconografia
decorativa, opera dello stesso artista o bottega artigianale che li
realizzò tra la fine del XVI secolo e la prima metà del secolo
successivo. Ma ancora le due comunità trovano memoria comune nel
possedere le reliquie del grande Santo venerato dai Normanni e
soprattutto da Ruggero D’Altavilla, San Giorgio: entrambe le chiese,
infatti, custodiscono gelosamente due reliquari d’argento, quasi
simili nella foggia anche se realizzati in tempi diversi, a forma di
braccio (più antico quello di Monforte, realizzato nel 1614, nel
1734 quello di Rometta). Le due reliquie contenenti dei frammenti
ossei di San Giorgio furono donate, secondo la tradizione, dallo
stesso Gran Conte di Sicilia che fece costruire due chiese: quella
di Monforte, oggi Chiesa Madre e quella di Rometta,detta oggi dei
Cappuccini, dove fece costruire anche un Monastero dedicato al SS.
Salvatore sotto la regola basiliana. Singolare la presenza nelle due
chiese madri delle belle figure angeliche di identica fattura che
ornano le balaustre dell’altare del SS. Sacramento, opera
quest’ultima che per i monfortesi assume particolare significato.
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