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Antonello da Messina e il Cristo sorretto da un Angelo: emozione e grandezza della pittura rinascimentale.

 

Antonella da Messina, Cristo morto sorretto da un angelo, 1476 circa, olio su tavola, Museo del  Prado, Madrid.

 

         Nella Notte della cultura del 15 febbraio, Messina ha onorato uno dei suoi figli più illustri, Antonello di Giovanni d’Antonio, conosciuto universalmente come Antonello da Messina, sommo maestro della pittura rinascimentale. Le sue creazioni, tratte dagli originali conservati nei maggiori Musei del globo, hanno fatto rivivere l’arte di uno dei più brillanti artisti del Quattrocento proprio nella città che nel 1430 lo ha visto nascere. Per la notte di Antonello, diversi luoghi di Messina, quali la Biblioteca Regionale, il Liceo F. Maurolico, il Museo Regionale, il Teatro Vittorio Emanuele e altri, hanno illuminato l’arte, la vita, la tecnica, cioè tutto il mondo dell’artista vissuto in riva allo Stretto sino al 1450 e dove ritornò dopo diversi anni passati in giro per le città della cultura rinascimentale (Napoli, Venezia) ad affinare la propria vena creativa. E nella sua Messina, Antonello visse gli ultimi anni della sua straordinaria vita d’artista, prodiga di capolavori creati dalla sua sensibilità, sprigionati grazie ad una visione umana e terrena utilizzando una tecnica compositiva d’avanguardia, la pittura ad olio.

          Per l’occasione richiamo alla memoria un quadro ammirato al Prado: una tavola ad olio di cm.74 x 51, conosciuta con il titolo di “Cristo morto sorretto da un angelo” composta dal maestro tra il 1475-76. A quel tempo non sapevo né della sua esistenza né che fosse a Madrid. Un quadro certamente non famoso come l’Annunciata di Palermo o il Ritratto d’uomo della National Gallery di Londra o del Museo Mandralisca di Cefalù, ma davanti al quale, atei o credenti che siano, si fermano subito attratti dal realismo mortale del Cristo per poi smarrirsi nel vedere una “diversità”, fuori dai canoni scenografici che siamo comunemente soliti abituati a scorgere nelle composizioni dedicate alla Passione di Cristo (iconografia di invenzione nordica). Poi, a poco a poco, la nostra permanenza davanti al quadro inizia a scoprire e a compenetrare con lo sguardo gli imi più recessi del composto pittorico antonelliano. Ci soffermiamo sul costato del Salvatore morente da dove il sangue irrompe copioso, versato per risanare l’intera umanità. Notiamo addolorati due rivoli lacrimosi rigare il volto del piccolo angelo che sorregge commosso il corpo di Cristo e in quel momento ferale, il piccolo essere alato sembra farsi di carne per essere in grado di condividere lo straziante dolore.

 

(particolare)

 

          Come sempre, nel cuore e nella mente di Antonello c’è la sua città, Messina che immobile accoglie le spoglie mortali del Cristo donando se stessa come depositaria del sangue salvifico. La Messina del 400, la città dove Antonello sta creando a pennellate il nuovo quadro, appare sulla destra (di chi guarda) sullo sfondo, impressa dal maestro nelle forme familiari del Duomo e del Campanile che dominano il paesaggio urbano, cinto da mura merlate. Appena sulla destra sembrano riconoscersi la collina e il castello medievale di Matagrifone o Rocca Guelfonia, con la sua possente torre.

 

(particolare) scorcio di Messina

 

    

 

 

 

 

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