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Presentato il volume di Poesie di Giuseppe Avarna nella sua Sicaminò.

 

Giuseppe Avarna

 

        Era da molto che ambivo vedere i luoghi dove uno degli ultimi grandi dell'aristocrazia di Sicilia aveva vissuto. Giuseppe Avarna, Duca di Gualtieri, Marchese di Castanea, Barone di Sicaminò, poeta e gentiluomo, frequentatore del jet set degli anni cinquanta e sessanta, figlio di generale, egli stesso ufficiale di cavalleria. L'occasione mi è stata offerta da un invito del mio amico, Franco Biviano, accorto studioso della storia della Valle del Mela. Ed è così che in un pomeriggio afoso ma sopportabile, sono giunto dopo aver percorso una stretta strada,assediata da paesaggi agresti, nel piccolo borgo di Sicaminò. Un gruppo di vecchie abitazioni, abbarbicate in un abbraccio protettivo intorno al silenzioso ma mestoso Palatium, rimaneggiato in anni recenti,  del Duca Avarna.

 

       Ci accoglie la figlia, Albereda, una donna esile, elegante negli atteggiamenti.  Alle diciannove e qualche minuto, in un ampio salone rustico, forse un antico palmento, restaurato, ecco riecheggiare i versi di Giuseppe Avarna, qui scomparso nel 1999. Le parole, magistralmente declamate dall'attore milazzese, Luigi Rizzo, ci fanno ritornare indietro nel tempo, a contatto con le passioni, i pensieri, gli stati d'animo dell'uomo che incontrò la morte proprio in questo luogo cercando di salvare i suoi scritti da un incendio scoppiato chissà perché nella sua abitazione. Poche persone, all'inizio, tante alla fine, giunte in silenzio e subito avvolte dall'ascoltare le poesie che sono state immortalate in un volume dal titolo Il silenzio delle pietre, pubblicato nel 2009, composte dal Duca tra il 1996 e il 1998.

 

       Ho sempre ritenuto che la Poesia sia lo strumento più fulgido ed intimo per liberare il canto dell'anima. E' con la Poesia che l'eroismo della vita si svela alla luce gretta della quotidianità, ed innalza l'animo umano al di sopra degli orizzonti fissati dalle nostre Civiltà. Giuseppe Avarna amava la vita, oltre gli schemi, così come doveva essere vissuta, semplicemente come un uomo libero e padrone del proprio destino, come un antico cavaliere del passato, tra gesta ed amori. La turbinosa vita di Giuseppe Avarna è stata tracciata dal Biviano che ci ha fatto conoscere eventi e fatti specifici, concetti e pensieri, che permeano i versi della notevole  produzione poetica dell'Avarna. Uomo colto e amante della Libertà, profondo conoscitore dell'animo umano che si strugge per una realtà che respinge e si adopera per cambiarla. Nel Settembre del 1945, a Messina, fu tra i fondatori del Movimento per l'Autonomia della Sicilia, assieme a Umberto Bonino, Francesco Paolo Lo Presti, Gaetano Martino, Giuseppe Pulejo, Carlo Stagno d'Alcontres e Antonino Vaccarino.

 

Ecco perchè

(dalla Raccolta "Il silenzio delle pietre")

 

"....Ho lunghe notti senza fine 

e il sospiro dei miei cani fedeli 

e nulla più 

non ho compagni nè facili donne 

o giovani fanciulle 

ma di notte ho un'amante 

che dorme con me 

fedele la mia morte.

 La sento respirare è viva 

accanto a me fiduciosa 

aspetta e sa 

che l'ora verrà 

o prima o poi non ha fretta 

al mattino svanisce in attesa 

dell'oscurità che torna 

ogni sera e si sdraia 

come una serpe nera 

al mio fianco 

in attesa della sua preda. 

 

Mi avvolgo allora 

nelle mie strane parole 

come nel pastrano 

della mia gioventù 

quando cadevano le stelle 

di fuoco dal cielo 

e la morte sbatteva le porte 

delle case diroccate dalla guerra 

avevo vent'anni 

e mi sentivo allora più forte 

e le mie labbra erano pronte 

ad amare anche il sapore 

di quella morte...."

 

 

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