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Il quattro novembre 1918: in memoria dei giovani romettesi caduti sui campi di battaglia

 

 

Rometta: cerimonia commemorativa al monumento dei caduti in occasione del 4 novembre 2003.   

                                                                                                                                                                                         

Ricordando la figura di Nino Scandurra, vogliamo onorare il ricordo dei romettesi che sono caduti sui campi di battaglia delle due sanguinose guerre mondiali: come il soldato Lisa Francesco, morto il 6 dicembre 1940 nelle fasi iniziali della campagna italiana in Grecia; come l’artigliere Antonino Pollicino caduto durante i combattimenti in Russia; così il fante Francesco Mondo, di anni 20, ucciso dai Tedeschi dopo l’otto settembre del 1943 a S. Rocco Comasco, nel cuneese: il corpo di Francesco fu riportato a Rometta negli anni cinquanta con una commovente celebrazione pubblica.

di Piero Gazzara.

 

Siamo vicini al 4 novembre.  Un giorno particolare, di lontana memoria, quando nel 1918 finì una delle più grandi stragi che l’Europa e il mondo avessero fino ad allora conosciuto, la grande guerra, passata alla storia come la prima guerra mondiale per il numero delle nazioni, europee e non, coinvolte.  All’inizio i comandi militari reputavano che la semplice superiorità numerica dei soldati potesse risolvere velocemente la guerra e per questo già nei primi mesi del conflitto vi furono massacri indicibili di soldati (controffensive del 1915-16). Gran parte della classe militare dell’epoca era composta da Generali formatisi alle scuole di guerra, ancora ferme ai vecchi schemi,  cari agli strateghi dell’ottocento, senza minimamente valutare gli effetti dei progressi avvenuti negli ultimi tempi nel campo degli armamenti, quali l’uso massiccio di mitragliatrici con una potenza di 600 colpi al minuto. Furono milioni i soldati massacrati su entrambi i fronti in assalti assurdi alla baionetta contro le trincee avversarie. Tra questi ci furono  molti giovani romettesi , tra i 36 e i 18 anni (nati tra il 1881 e il 1899) che trovarono la morte sul Piave, sul Monte Grappa o nelle battaglie dell’Isonzo.

Semplici soldati e ufficiali accomunati da un triste destino, come quello del Sottotenente Antonino Scandurra, per tutti “Nino”, medaglia d’argento al valor militare concessa sul campo di battaglia il 23 novembre 1917.  Nino Scandurra  era nato a Rometta il 25 ottobre 1897[1]. Dopo aver conseguito la licenza ginnasiale a Patti si iscrisse al Liceo F. Maurolico di Messina, dove nel 1915 a pieni voti coronò i suoi studi con la Licenza liceale. Era un giovane aperto e amico di tutti. Come i suoi coetanei  amava la vita ed era molto impegnato nella vita sociale e religiosa del Circolo Giovanile Cattolico di Rometta.  Durante gli anni del ginnasio conobbe una ragazza, Mimma, della quale se ne innamorò. Sogni e progetti di una vita da vivere insieme furono però stroncati dalla morte improvvisa della ragazza. Nino ne fu profondamente segnato. I suoi giorni erano diventati tutti d’un colpo cupi e ben presto il giovane si chiuse in sé, i suoi occhi divennero tristi. A volte, da solo, si recava davanti al sagrato della Chiesetta della madonna della Scala a pregare in ginocchio. 

Si iscrisse alla facoltà di Lettere presso l’Università di Messina, dove dopo due anni, fu costretto ad interrompere gli studi perché il 1 maggio 1917 fu tra i quattromilioni di italiani chiamati  alle armi per rinforzare il fronte dopo le gravi perdite in vite umane subite dall’Esercito Italiano nelle nove sanguinosissime battaglie dell’Isonzo. Dopo un breve addestramento presso la Scuola Ufficiali di Modena, l’aspirante Sottotenente Scandurra fu inviato al fronte con la brigata “Jonio”. Dopo numerosi combattimenti e la tragica ritirata di Caporetto, Nino fu assegnato alla brigata “Messina” , 93’ Reggimento di fanteria e il 9 novembre si assestava assieme al suo Reparto sulla linea del Piave e del Monte Grappa, dove i soldati italiani dal 10 novembre sino al 4 dicembre bloccarono l’inarrestabile avanzata austro- tedesca sull’Italia settentrionale.  Nella notte del 22 novembre, dopo una lunga marcia a piedi, nei pressi di Monte Pertica, gli effettivi di quel che restava della Brigata Messina dopo gli aspri combattimenti dei giorni precedenti, presero posizione sulla linea di fronte nell’attimo in cui interi reparti nemici attaccavano per l’ennesima volta le linee italiane. I soldati della “Messina” respinsero con coraggio e ardore gli attacchi e a loro volta contrattaccavano con le baionette per impedire alle unità nemiche di riorganizzarsi. Per ben tre volte, Nino Scandurra guidò il suo plotone in avanti , ma al quarto assalto  cadde colpito dal fuoco nemico. A stento e sotto il fuoco nemico, i suoi compagni riuscirono a riportarlo in trincea. Era ancora vivo nonostante le ferite riportate. Se fossero state curate in una struttura ospedaliera, come raccontò un testimone, Nino Scandurra sarebbe sopravvissuto. Ma sul fronte di guerra, nelle trincee, sporche, acquitrinose e sotto l’incessante tiro delle artiglierie nemiche e sotto la pressione costante degli attacchi nemici, in quei giorni di combattimenti all’ultimo sangue,  non c’era nessuna possibilità di venire tempestivamente assistiti. Fu così che molti soldati feriti morirono per non aver avuto la possibilità di ricevere immediate cure sanitarie. Nino si spegnerà  dopo essersi confessato e dopo aver chiesto al sacerdote di scrivere alla sua famiglia a Rometta.

La notizia della morte dell’ufficiale romettese arrivò tramite la pagine del quotidiano “Giornale d’Italia” dell’8 dicembre in una corrispondenza dal fronte di guerra a firma di Achille Benedetti. Così il giornalista scriveva: a levante di monte Pertica un esiguo reparto di una brigata dal nome di una città siciliana … arrivati dopo a una lunga marcia a piedi la notte del 22 … cominciavano a impegnarsi, a difendersi e a contrattaccare fino a ieri combattendo fin quattro volte in una sola giornata. In quelle serie di combattimenti sono caduti da prodi gli aspiranti sottotenenti Ernesto Hertel e Antonino Scandurra. Dalle Pendici di Monte Grappa, 27 novembre 1917. Così la motivazione della decorazione sul campo, medaglia d’argento al valor militare, concessa a Nino Scandurra: alla testa del suo Reparto, animando i soldati con la parola e con l’esempio, si slanciava per ben quattro volte all’assalto contro dense masse nemiche, rimanendo mortalmente ferito, Monte Pertica 23 novembre 1917.

Nel 1948, su iniziativa del fratello, Gaetano e  di uno degli amici di Nino, Carlo Bozzi, fu istitutito un Comitato per la raccolta fondi per fondare un’istituzione sociale per l’assistenza ai minori. Sarà la nascita dell’Opera Pia Nino Scandurra che dal 1954 e per un lunghissimo periodo, verrà direttamente amministrata dallo stesso Bozzi, in qualità di commissario prefettizio. A Venetico Marina, a Messina e a Rometta, sorgeranno gli edifici  “per l’assistenza dell’infanzia abbandonata, con particolare riguardo agli orfani di entrambi i genitori ed ai fanciulli appartenenti a famiglie sinistrate per cause di guerra”. A Rometta, il Comune donò all’ente il fabbricato ancora in costruzione destinato ad Asilo Infantile in contrada Rocche di Santo Spirito: la cessione avvenne a condizione che gli edifici fossero destinati ed operativi, senza interruzioni temporali, per gli scopi concessi, viceversa sarebbero ritornati nuovamente al Comune senza che nessuno potesse vantare alcunché  sulle eventuale migliorie apportate. Con un finanziamento della Cassa deposito e Prestito, l’ente morale completò la struttura dell’Asilo infantile che nel 1961 ospitò circa 30 minori, affidati  alla cure  delle Suore Stigmatine. A partire dal 1967, con la definitiva realizzazione del piano superiore, i minori ospitati raggiunsero le 50 unità e lo stabile conserverà la stessa fisionomia architettonica dell’attuale edificio di Via Federico II di Svevia, attuale sede della Biblioteca Comunale.  A Messina, in Contesse, su iniziativa del Prefetto fu espropriata un’area di complessivi mq.5000 per costruirvi un edificio per ospitare una Scuola Professionale di tipo agrario, per accogliere i ragazzi  che venivano dimessi, dopo aver raggiunto gli undici anni, dall’orfanotrofio di Rometta. In seguito furono acquistati dall’Ente di assistenza altri terreni per un totale di 18000 mq  che dovevano essere funzionali alla progettata Scuola Agraria. Ma alcuni anni dopo, le Ferrovie dello Stato espropriarono forzatamente una parte dei terreni per l’ampliamento strategico dello scalo ferroviario di Contesse. Nel 1987[2], con sentenza del Tribunale di Messina del dicembre 1985, resa esecutiva due anni dopo, su istanza del Comune di Rometta, i locali dell’Opera Pia del centro collinare vennero riassegnati allo stesso Comune in quanto da diversi anni l’ente morale non svolgeva più alcuna attività assistenziale a Rometta.  L’Opera Pia “Nino Scandurra” quale Ente Morale, riconosciuta dalla regione Siciliana nel 1950, sarà attiva sino al 1999 quando si fonderà con un’altra istituzione di assistenza divenendo “Fondazione Conservatori riuniti e Scandurra”.

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[1] Pellegrino G., Testimonianze cristiane, Messina 1970. L’autore del  volume, dal quale sono state ricavate la maggior parte delle notizie riportate nel presente scritto, si avvalse direttamente della collaborazione del fondatore, Bozzi e del fratello di Nino, il sacerdote Gaetano; Saya A., Nino Scandurra, eroe della fede e della Patria, Messina 2010.

[2] Archivio personale dell’autore, Copia comunicazione ass.to reg.le EE.LL. del 14 gennaio 1988.

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Nino Scandurra

 

Mitragliatrice in dotazione dell'esercito italiano nel primo conflitto mondiale (foto d'Archivio)

 

Alcuni fanti della Brigata "Jonio"  durante una pausa nelle retrovie (foto Castrovinci - PA)

 

Croce di cavaliere dell'Ordine di Vittorio Veneto e medaglia commemorativa del 50' anniversario (1918 - 1968)  conferite, a partire dal 1968, ai superstiti che avevano prestato servizio militare durante la I guerra mondiale, tra questi mio nonno, Pietro (1896 - 1983), Cavaliere dell'Ordine di Vittorio Veneto, combatté sul Grappa e a cui appartengono le onorificenze riprodotte sopra. L'Ordine di Vittorio Veneto è stato istituito con Legge 18 marzo 1968, n. 263, per "esprimere la gratitudine della Nazione" a quanti, avendo combattuto durante la prima guerra mondiale o precedenti conflitti, avessero conseguito la croce al merito di guerra.
Capo dell'Ordine, comprendente una sola classe di Cavalieri, è il Presidente della Repubblica; un Generale di Corpo d'Armata ne presiede il Consiglio, che provvede al vaglio delle domande avanzate dagli interessati.

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